"Blocco euro 5". O "Come si fa ad alimentare il malcontento contro i provvedimenti ambientali"

"Blocco euro 5". O "Come si fa ad alimentare il malcontento contro i provvedimenti ambientali"

La cosa che mi colpisce di più del blocco degli "Euro 5"  è l'assoluta mancanza di un'informazione seria a supporto della scelta.
Il minimo che ci si deve attendere in questi casi è la presentazione di una valutazione dell'impatto della misura adottata. Per farlo occorrerebbe prevedere gli scenari che si realizzeranno. 

Per intendersi si può ipotizzare che il blocco degli Euro 5 possa portare ad un mix di questi scenari:

1) i possessori di veicoli Euro 5 rottamano i loro veicoli e ne comprano altri "ecologici". Una scelta ottima per il PIL, con sicuramente gravi ricadute sociali. Ma non si può dimenticare che costruire nuovi veicoli comporta problemi ambientali, sia sul versante tradizionale dell'inquinamento, sia sul versante delle emissioni clima alteranti.

2) i possessori di veicoli Euro 5 fermano i loro veicoli ed utilizzano il trasporto pubblico. Meraviglioso! Ma per fare questo occorre intervenire per adeguare il trasporto pubblico. Al momento l'unico intervento sono i biglietti del TPL a 2  euro. Battute a parte, considerato il bassissimo livello degli amministratori piemontesi, non possiamo neppure escludere che il blocco euro 5 sia anche un dispetto a quegli "sciocchini" che hanno aumentato il presso dei biglietti a Torino senza mettere in atto alter azioni. 

3) i possessori di veicoli Euro 5 fermano i loro veicoli ed utilizzano la bicicletta. ottima scelta, ma non potrà essere una scelta di massa. Perché? Perché non è stato fatto un lavoro preparatorio, ci sono ancora ostacoli culturali. Sovente le distanze da percorrere sono scoraggianti. I luoghi di lavoro non sono attrezzati per ricevere ciclisti (che magari hanno anche bisogno di cambiarsi ... )

4) i possessori di veicoli Euro 5 continueranno ad utilizzare i loro veicoli e non si faranno controlli. Percorso in linea con la cultura controriformata italiana in cui l'importante è "dire le cose". farle è secondario.

Resta quindi il sospetto che la sparata del "blocco degli Euro 5" abbia l'obiettivo di alimentare il malcontento contro le misure di tutela ambientale e tutela della salute. Perché è abbastanza facile prendersela con "l'Europa" o dare contro ai "gretini", anche se questi provvedimenti nascono da amministratori di destra che in modo autonomo fanno scelte prive di basi.

Sarebbe quindi importante che chi ha a cuore l'ambiente ed il futuro, non si comporti da tifoso  e sostenga acriticamente il blocco degli euro 5 "perché l'inquinamento uccide!"
Ciò che si deve pretendere è che le misure programmate (o programmabili") abbiano sempre una valutazione di impatto. E che queste misure rientrino in un disegno complessivo che ne garantisca i risultati. 

Fare le cose "perché lo vuole l'Europa" oggi lo dice la destra, ma in passato lo ha detto il centrosinistra. E dire che lo fai perché lo vuole l'Europa è indice di assoluto disinteresse per l'ambiente e per la salute dei cittadini. E consente anche di adottare misure che in realtà servono solo a tutelare gli interessi di qualche lobby economica.

Per capire se un provvedimento "va bene o non va bene", non è sufficiente ascoltare le motivazioni dichiarate, ma occorre vedere se e come queste motivazioni sono supportate da analisi serie.

Il pendolarismo causa molti problemi nella nostra società: spese per infrastrutture, consumi di energia, inquinamento, rischi di incidente, perdita di tempo per la vista sociale, stress, perdita di relazioni ed altro ancora. 
E' credibile che parte del pendolarismo non sia evitabile, ma buona parte del pendolarismo è una disfunzione della nostra società. 
50 anni fa la mobilità per lavoro era gestita brillantemente in Gran Bretagna al punto che la velocità e la puntualità dei mezzi di trasporto che portavano al lavoro le persone era un vanto della nazione.
Ma già allora c'erano economisti che osservavano che il pendolarismo era una disfunzione e si chiedevano se rendere molto efficiente questa disfunzione fosse la via giusta da seguire.
In Italia dovremmo imparare a dire che il pendolarismo non è un valore positivo, ma un prezzo da  contenere. E per questa via potremo contenere le emissioni più che con i blocchi del traffico.
 
Carlo 

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