L'epidemia gestita con le opinioni - Perché non si contano le polmoniti da Covid?

Nelle prossime settimane la Covid19 - o se preferite il SARS-Cov-2  e le sue varianti - occuperà
nuovamente le cronache. Sia per una prevedibile risalita dei contagi, sia per esigenze di polemica politica bilaterale connessa al governo che verrà.
Intanto i media continuano a sciorinare numeri di "casi", di ospedalizzati, di ricoverati in terapia intensiva e numeri di decessi. I numeri parrebbero più ballerini, anche solo per un uso dei tamponi meno rigoroso che in passato. In generale la stanchezza genera un minore interesse.
Mentre la politica affila le lame, (ri)propongo alcune considerazioni.
Innanzi tutto più che di "casi" sarebbe opportuno parlare di "contagi"  Per la Covid19 contare i casi è complicato ed è anche aleatorio; ed in fin dei conti non è molto importante. Ma usare un termine corretto è comunque possibile. Ed aiuta.
Ma occorre una riflessione sul numero di persone "Covid" ricoverate in ospedale o in terapia intensiva e per i decessi da Covid19.
Nel 2020 e nel 2021 c'era chi voleva distinguere tra "morti per" e "morti con" Covid. L'argomento serviva per asserire che in fin dei conti per Covid si moriva molto meno di quanto non dicessero i media.
Abbiamo poi visto che a fine 2020 a fronte di 70mila morti per Covid  l'eccesso di mortalità era un poco superiore a 100mila decessi. E questo dovrebbe chiudere la questione per il passato.

Nel 2022 lo scenario è cambiato. Per un verso le nuove varianti di SARS-Cov-2 sono altamente contagiose ed hanno una elevata affinità per le cellule delle prime vie respiratorie  ed una affinità molto minore per le cellule "dei polmoni".
Inoltre i vaccini hanno una modesta efficacia nel ridurre il contagio, ma riducono molto il rischio di Covid in forma grave.

Empiricamente oggi si osserva che in ospedale i ricoverati "covid" in larghissima misura sono persone che vengono ricoverate per altro motivo e risultano positive al tampone di ingresso. Oppure sono persone che si contagiano in ospedale per l'elevatissima contagiosità degli attuali virus.
Lo stesso vale per i ricoverati in terapia intensiva.  E - si direbbe - per i morti.

I dati che vengono diffusi sembrano invece ignorare questo cambiamento.
I flussi di dati correnti sono molto più difficili da gestire di quanto non si possa credere, in quanto partono da ospedali, ASL, arrivano a Regioni e poi sono centralizzati.

Ma non dovrebbe essere difficile contare i casi gravi di Covid e dei decessi da Covid.
In via approssimata, ma semplice, le polmoniti da Covid rappresentano i casi di Covid grave. E tendenzialmente oggi rappresentano i casi di Covid meritevoli di ospedalizzazione (sempre in via approssimata)
Un ragionamento analogo può essere fatto per identificare i decessi da Covid19.

Ne vale la pena? Penso di sì. Ci sono dei colleghi che sostengono che i "covid ricoverati " siano 100 volte superiori al numero di casi di Covid per i quali è necessario il ricovero per questa malattia. Esagerano? Ho l'impressione di si. L'esasperazione in  ospedale è altissima. Ma non credo che questa esagerazione modifichi molto la realtà.

Per cui la domanda è "Perché non sono diffusi i dati delle polmoniti covid?": non è complicato produrli e in via approssimativa ci descrivono la rilevanza del fenomeno sanitario.
Carlo

P.S.: Ho scritto un po' "per conto di". Qualche lettore può sicuramente dare informazioni integrative. Ma se i dati esistono (come qualcuno mormora, a me sembra di no), ci sarebbe la domanda sul perché non vengono utilizzati.  

 


 

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