Crisi climatica ed energia: il nucleare tra i "buonsensisti" ed i fatti

Crisi climatica ed energia: il nucleare tra i "buonsensisti" ed i fatti

Sei anni fa avevo scritto che avremmo rivisto i "nuclearisti" all'attacco. Ed è cosi da almeno un paio di anni. 
Sono nati profili social gestiti da professionisti che lavorano per la lobby nucleare ( chi ha dei dubbi, può andare a vedere nella propaganda dei decenni passati e ritrovare gli stessi slogan...) affiancati - come sempre succede - da "bunsensisti" che per lo più trasudano sussiego.

Direi che sul nucleare si mescolino almeno 4 tipi di spinte :

A) c'è chi propone il nucleare non perché creda che "il nucleare ci darà l'energia che vogliamo", se non altro perché sanno che servono dai 15 ai 20 anni (NdR i 7 anni sono tempi fuori dal mondo). Tra questi, i migliori sono quelli affetti da "Sindrome di Paperino", quelli che istintivamente dicono il contrario di quanto suggerisce la razionalità.

B) c'è chi propone il nucleare perché crede che "ci darà l'energia che vogliamo". Sono persone pericolosamente disinformate. "Pericolosamente" perché l'ingenuità da una faccia rispettabile anche ai soggetti impresentabili. Ragionano come se una questione nascesse nel momento in cui vi prestano attenzione. Ricordare che esiste una storia e che occorrerebbe studiare, è troppo. Sono le prime vittime della propaganda delle lobbies.

C) ci sono quelli che "credono nella scienza" e credono che la tecnologia risolverà sempre ogni problema umano. Se qualcosa non funziona, è colpa degli umani, non della tecnologia. Sovente sono indistinguibili da quelli del punto precedente. Ma sono meno simpatici.

D) ci sono poi quelli interessati a costruire le centrali nucleari. Si tratta di grandi opere che dovrebbero essere fatte con soldi pubblici (NdR: i tuoi soldi...). E una centrale nucleare costa almeno una volta e mezza il Ponte sullo Stretto... Sono quelli che pensano "intanto costruiamole, se poi le centrali non funzioneranno, non è un problema nostro..."

La contrarietà al nucleare viene dipinta (da chi è a favore) come un'irragionevole "paura che le centrali scoppino". Ovviamente c'è chi ha questa paura, che forse proprio irragionevole non è, ma si tratta solo di uno dei tanti temi...
I "sussiegosi" dicono "Che senso ha avere paura di centrali da noi, quando siamo circondati da centrali francesi?". E' un vecchio argomento confezionato dalla lobby nucleare, che ha gravi pecche logiche. Ognuno le può cercare da solo,  

Ora, una discussione seria deve mettere da parte l'approccio da tifosi. E deve affrontare i nodi del problema. Comprese le paure, che meritano risposte serie, non sberleffi.

1) chi propone il nucleare deve specificare dove intende costruire le centrali nucleari. Il principale problema non è l'opposizione delle popolazioni locali, ma l'effettiva idoneità dei siti.

2) tra i requisiti di idoneità di un sito, rientra la disponibilità di acque di raffreddamento. Una centrale nucleare è molto meno flessibile di una normale centrale termoelettrica. Quest'anno saremmo con centrali spente da 3 mesi e non sappiamo per quanto ancora. Il futuro è prevedibilmente peggiore (meno acque fossili e meno acque da scioglimento di ghiacciai). P.S.: non fatemi il coro che elenca le centrali nucleari rimaste in funzione quest'anno. Fate il check ai siti proposti per le centrali nucleari in Italia per vedere quale sarebbe stata la situazione

3) Chi propone il nucleare deve indicare dove di costruirà il Deposito Nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari. Di nuovo, la questione non è l'opposizione delle popolazioni locali, ma l'idoneità tecnica del sito. Tutti invidiavano i tedeschi per la possibilità di stoccaggio nelle miniere di salgemma. Dicendo che andavano bene anche soluzioni "meno buone". Oggi i tedeschi si trovano a dover svuotare il deposito realizzato nelle miniere di salgemma per infiltrazioni d'acqua.
Insomma sono questioni difficili che vanno affrontate seriamente. Anche accettando i limiti che la realtà impone.
Per inciso, gli USA spendono 100 miliardi di dollari/anno per il contenimento delle scorie. La Francia 7 miliardi di euro...

4) Chi propone il nucleare deve però anche chiarire come si intende affrontare i costi reali. Non tanto i costi di costruzione (ENEL 15 anni stimava in 3,5 miliardi il costo di una centrale da 1.700-1.800 MW); stime internazionali sostanzialmente raddoppiano la previsione di costo.
Altre stime, per centrali di quarta generazione sono molto più alte.
Ma il nodo non è quello dei costi di costruzione.
Il decommissioning (lo "smontaggio") era stimato costare 4 volte il costo di costruzione e di gestione di una centrale nucleare. E si ipotizzava che richiedesse 20 anni. I tedeschi, oltre che nei problema di smaltimento delle scorie, sembrano essersi imbattuti in costi e tempi superiori.
Insomma, bisognerebbe almeno moltiplicare per 5 il costo dell'energia prodotta con il nucleare e accantonare tali cifre.  Altrimenti si gioca solo a scaricare anche questo sulle generazioni future.

Abbiamo fatto irresponsabilmente passare 50 anni dal rapporto "I limiti dello sviluppo ".
Adesso che i nodi vengono al pettine, prima di quanto non avessimo immaginato, qualcuno prova ancora una volta a buttare il pallone fuori dal campo agitando il mito del nucleare.
I contributi governativi possono contenere per qualche mese i costi delle bollette. Ma, come il nucleare, non risolvono la situazione.
Avremo meno energia e decrescita più visibile. Con tutta l'infelicità che ne deriverà
Infelicità che - diciamocelo - è responsabilità di chi ha preferito fare finta di niente anziché occuparsi di gestire la produzione di energia da fonti rinnovabili e la riduzione di disponibilità di energia

A fine anni '90 si leggeva che negli USA (negli USA, non a Cuba)  si preoccupavano di modificare le linee di distribuzione elettrica per  affrontare il passaggio da una rete con pochi punti di produzione centralizzati e consumi diffusi ad una rete con produzione e consumo diffuso e pochi punti di grande produzione. (non sono in grado di valutare tecnicamente, ma era notizia che veniva riportata su molte fonti...). Da noi si continua a fare sparate, sperando di poter continuare ad andare avanti facendo finta di niente. 
Insomma, in Italia pagheremo tutti i danni prodotto dal Fronte del NOQuelli che non vogliono:
  • che si consideri di (e come) adattarsi alla riduzione della disponibilità di energia;
  • lo sviluppo di una rete di trasporto pubblico per ridurre il trasporto privato;
  • un approccio serio per la riduzione dell'energia consumata per il riscaldamento;
  • ridurre i trasporti internazionali di merci; e non vogliono il "Km 0"
  • la riduzione dei rifiuti;
  • il riutilizzo dei contenitori; e non vogliono il "deposito cauzionale";
  • contrastare l'obsolescenza programmata;
  • ridurre gli allevamenti intensivi in quanto incompatibili con il nostro futuro;
  • ammettere che l'auto elettrica può ridurre l'inquinamento in città, ma non riduce le emissioni di CO2; 
  • ammettere che il mutamento climatico (e le migrazioni)  sia causato dalle emissioni umane;
Quelli che non vogliono impegnarsi per studiare i mille modi per ridurre i consumi energetici irrazionali (e irragionevoli) , che si possono ridurre senza incidere apprezzabilmente sulla vita delle persone.

Carlo

Posta un commento

0 Commenti