Vaccini: informazione e democrazia

Per la campagna di vaccinazione antiCovid19, in origine si poteva scegliere tra 2 strade: la vaccinazione volontaria e l'obbligo vaccinale. Il Ministro Speranza ha escluso l'obbligo vaccinale ben sapendo che l'obiettivo era vaccinare il massimo numero di persone possibile. E solo se non si riflette si pensa che l'obbligo corrisponda automaticamente ad un più elevato numero di vaccinati. Ma si sa che alla politica del giorno d'oggi le riflessioni non piacciono; sono meglio gli slogan. Così una cospicua parte del mondo politico si è schierata per l'obbligo vaccinale, strada che ha permesso la nascita di un fronte contrapposto che inneggia alla libertà di scelta. Insomma, contenti tutti!
Per un po' abbiamo avuto le code nei centri vaccinali costituite oltre che da persone che si vaccinavano perché  "ritenevano normale vaccinarsi"  da altri che proclamavano "Io credo nella scienza!". Su questo simpatico ossimoro ho già avuto modo di scrivere.
Ma ciò che mancava era un'informazione decente. 

Poi, a metà luglio, dopo che Macron (ma di questo abbiamo già parlato) aveva lanciato l'idea, il "governo dei migliori" ha sposato l'idea di allargare le funzioni del Green Pass. Un'idea che a prima vista appare geniale, ma approfondendo risulta essere pateticamente furbetta. Perché l'epidemia non finisce qui, e la scommessa che chi si è vaccinato una volta, non farà troppe storie a vaccinarsi di nuovo, è una scommessa azzardata, fatta sulla pelle di tutti noi.
Ora che il Green Pass all'italiana possa piacere molto alla politica, è evidente. Permette la nascita di schieramenti e permette a rappresentanti di ambo i fronti di fare proclami. Riprendendosi uno spazio altrimenti "in mano ai tecnici".
Ma il Green Pass piace molto ai "No Vax". Fornisce una comoda foglia di fico e permette di aggregare persone contrarie o perplesse dal vaccino, ma non ideologicamente "No Vax".
Ma in questa epica battaglia, la tutela della salute finisce sempre più lontano. Nel dibattito pubblico sembra sempre più un pretesto che non una motivazione. E questo è grave.
E adesso, più di prima, mancava un'informazione decente. 

Si pensa all' "informazione ufficiale" come ad un'informazione blindata. Da "bere" per come  te la danno. Sarebbe già un bel passo avanti, ma si può fare di meglio. 
Un informazione ufficiale che "guarda" all'educazione alla salute, può fare molto meglio, se ha alcune caratteristiche: 

  • Deve essere un'informazione strutturata, volta a fare capire tutte le questioni importanti. E' un informazione inevitabilmente ripetitiva, che si aggiorna progressivamente. Non è un'informazione fatta di scoop. E' un'informazione solida, che vuole arrivare a tutti
  • Ma serve anche un'informazione che risponda alle domande - sovente banali - che si pongono moltissime persone. Per intendersi un 'informazione che potrebbe funzionare un po' come "Chiamate Roma 3131".
  • L'informazione deve essere esaustiva, non elusiva, comprensibile da tutti i destinatari; deve quindi essere fatta con differenti gradi di complessità. Deve avere lì'obiettivo di spiegare, non di convincere.  E soprattutto deve essere verificabile.

  • Una corretta  informazione non esclude a priori nessuna fonte. Ma ha un requisito: quando si trattano aspetti che si fondano su dati (o conoscenze scientifiche) è pretesa la citazione e messa a disposizione delle fonti
  • Insomma, se si parla di efficacia dei vaccini (contro la contagiosità, la malattia lieve, il rischio di ospedalizzazione, di ricovero in Terapia Intensiva o morte) occorre citare dati verificabili. Così come quanto si parla di effetti avversi da vaccini; e su questo la realtà è diversa dai fantasmi agitati dai "No vax", ma non consente neppure di raccontare la battaglia del bene contro il male che tanto piace alla politica.
  • Quindi una corretta informazione consente di distinguere bene le opinioni dalle conoscenze scientifiche
  • Per esempio, lo scorso anno, ritenere che occorresse chiudere tutte le attività perché altrimenti ci sarebbero stati troppi morti o ritenere che le attività dovessero rimanere aperte, erano opinioni. Diversamente condivisibili, ma opinioni. Dire che non serve chiudere perché le chiusure non riducono contagi e morti, non è un opinione. E' un'affermazione falsa smentita dai dartiE il dibattito politico si accendeva su affermazioni false.

  • Un analogo criterio deve essere adottato per le domande. Oggi molti si ispirano a Nereo Rocco. Fanno domande stravaganti tanto per buttare la palla fuori dl campo.
  • Se si intende discutere di rischi a lungo temine occorre citare riferimenti scientifici (non opinioni) che li fanno ritenere altamente improbabili o escludere, oppure i riferimenti scientifici che li fanno ritenere probabili o certi. 
  • Per intendersi, se pretendo che mi si dimostri che il vaccino tra molti anni non farà diventare miopi, non mi farà venire una sindrome della cuffia dei rotatori, o che non farà venire gli occhi a mandorla, o non mi farà venire una capigliatura alla Trump, devo spiegare cosa motivi questa mia ipotesi. In altri termini, devo portare le basi scientifiche che mi fanno  sollevare questo dubbio.

  • L''informazione deve essere effettuata sia centralmente (TV, Radio, Social Media), sia in periferia; con punti di informazione e con materiali diffusi in poliambulatori, e presso i MMG. E il tutto -  comprensivo della bibliografia - deve essere depositato sul Web.


Le persone che progressivamente si fanno vaccinare, sono per lo più irritate dal doverlo fare. Ma se si dedica qualche minuto a "chiacchierare" provando a spiegare efficacia protettiva ( e i suoi limiti) ed a quantificare gli effetti avversi, la maggior parte delle persone cambia atteggiamento.

Una corretta informazione, credo ancora oggi, porterebbe la stragrande maggioranza delle persone (e la stragrande maggioranza delle persone non ancora vaccinate) a vaccinarsi. Questi vaccini non sono meravigliosi. Non consentono di inneggiare alla lotta del bene contro il male. Ma le informazioni scientifiche descrivono uno scenario in cui è veramente molto difficile scegliere di non vaccinarsi.

Permettere alle persone di scegliere di vaccinarsi sulla base di una informazione corretta e comprensibile è fondamentale in democrazia. Si tratta di scegliere per la propria salute. Si è invece scelto - non solo in Italia - di spingere le persone " a fidarsi", "ad affidarsi". Con un po' di malizia si potrebbe ipotizzare che si voglia educare le persone "ad affidarsi".

Chi culturalmente appartiene al mondo democratico, progressista, dovrebbe pretendere un'informazione corretta. Costa poco, sicuramente non fa male, probabilmente contribuirebbe a ridurre conflitti sociali che ci intrattengono su questioni che rischiano di distrarci da altri temi più rilevanti (quale economia, quali modelli sociali per affrontare il cambiamento climatico, ... tanto per dire), aiuterebbe a far svanire fantasmi che comunque turbano la nostra società.
Carlo
  

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