Pro Vax e No Vax: il Green Passa tra obbligo e informazine

E così è passato il primo giorno in cui occorre il Green Pass per andare a lavorare. 
Ma al di là della vostra scelta su quale schieramento scegliere (in Italia siamo tutti schierati o come Pro Vax o come NO Vax) vi siete fatti qualche domanda sul casino che vi circonda? 
Perché sì, è anche simpatico tirarsi cazzotti, ma fino a quando continuiamo?

Una prima riflessione riguarda i 5 - 6 milioni di lavoratori non vaccinati, informazione partita dalla stampa di destra, ma propagandata con vigore da quasi tutti i media che si sentono più a proprio agio nello sguazzare in uno scontro sociale, che non nel fare un'utile informazione sui vaccini e sull'epidemia.
Ora, i 5 - 6 milioni di lavoratori non vaccinati risultano essere  -  secondo GIMBE - circa 3,8 milioni. E i media hanno rilanciato la notizia dicendo che sono poco più di 2 milioni. Non è che io mi fidi di GIMBE, ma fino ad ora è sempre stata una fonte piuttosto attendibile.

Si pongono quindi una serie di questioni:
  • la previsione  di fare 11,5 milioni di tamponi / settimana per esigenze di lavoro, oltre ai tamponi necessari per diagnostici non è credibile. E non è credibile che si possa garantire una adeguata qualità dei tamponi. 
  • Prevedere di fare i tamponi ogni 72 ore anziché ogni 48 ore è ridicolo. Ridicolo perché vediamo politici che pensano di poter dare le regole alla biologia. Intendiamoci, le misure di prevenzione sono sempre il compromesso che considera la praticabilità delle misure stesse; ma qui siamo oltre ogni limite. La variante delta (indiana) si replica più velocemente del virus originale. E così un soggetto negativo può risultare positivo dopo 6 - 8 ore.  Insomma le 72 ore sono una rete a maglie troppo larghe.
  • il controllo del Green Pass pone questioni rilevanti. Sul piano pratico, in relazione alla dimensione aziendale; per la credibilità dei controlli in molte piccole realtà che subirebbero ricadute negative sull'attività, ma soprattutto perché molti lavoratori non lavorano fisicamente presso la sede aziendale. Ma siamo in Italia. Ci sentiamo soddisfatti dopo avere fatto i  proclami. Se poi le cose si facciano sul serio, ci interessa poco.
  • Ma anche perché molti datori di lavoro hanno sempre spinto perché le "idoneità alla mansione"  servissero più alla selezione del personale, che a tutelare la salute dei lavoratori. Insomma, si rischia di passare da un'idoneità lavorativa che serve ad accertare che il lavoro non ti faccia ammalare, ad un'idoneità che certifica che "non sei tarato" e quindi ti viene concesso di lavorare. E se una gran parte di datori di lavoro non sposa questa ipotesi, occorre evitare di dare mano libera ai peggiori. 
  • Pensare di pagare i tamponi a chi sceglie di non vaccinarsi è una via ancora più ipocrita del uso coercitivo  del Green Pass. Non perché "sarebbe come dire che chi si è vaccinato ha sbagliato"  come dice qualche giornalista con le idee molto confuse. No. Semplicemente perché non è corretto mettere a carico della collettività spese che nascono da scelte che non hanno basi razionali.
  • In ultimo, chi protesta contro il Green Pass, in quanto provvedimento ipocrita e coercitivo, in massima parte è persona non vaccinata; badate bene, non necessariamente un  "No Vax"  categoria giornalistica che banalizza e rende più difficile la comprensione e risoluzione del problema. Insomma strepitare contro il green Passe è più comodo che prendersela con i vaccini. Diciamo che, se fossero sinceri, basterebbe  togliere il Green Pass e si vaccinerebbero tutti.

E quindi?

Quindi  tocca tornare sul tema anche se l'ho già trattato il 24 agosto. Il Green Pass - o meglio il suo uso esteso - è una scelta miope. Genera frustrazione e divisioni. E l'epidemia non cesserà in pochi mesi.
La scommessa che chi si è vaccinato una prima volta avrà meno resistenze a vaccinarsi di nuovo, tra 9 - 12 mesi, è una scommessa ardita. Si può vincere o si può perdere. Ma se si perde, la situazione diventa molto difficile per tutti.

Ricordiamoci che la scelta di allargare le funzioni del Green Pass è stata fatta a luglio da Macron e a metà luglio è stata sposata anche dalla politica italiana. 
La politica ha pensato di uscire dall'alternativa tra informazione e obbligo con un provvedimento che, al netto di una piccola razionalità, è "dolcemente coercitivo". Insomma, un provvedimento che molti considerano irritantemente ipocrita.

Ho già ricordato, era il 14 dicembre 2020, i danni fatti dalla politica, più specificamente dal Bullo di Rignano, alla cultura vaccinale. Chi vuole può andarsi a rivedere la questione.

Ma perché la politica - non necessariamente il Governo - (esiste pur sempre un Parlamento...) non propone l'obbligo vaccinale? Qualcuno dice perché non ci sono i numeri. Ho i miei dubbi. ed in ogni caso una iniziativa parlamentare non farebbe danno a nessuno.
I "No vax" dicono "Perché il governo non vuole assumersi la responsabilità dei danni da vaccino". 
L'argomento presenta almeno 2 sfaccettature.
  • la responsabilità dello Stato per i danni gravi o permanenti da vaccinazione ragionevolmente sussiste indipendentemente dall'obbligo vaccinale. Se leggete le richieste di vaccinarsi firmate prima della vaccinazione, notate che sono state redatte con un eccesso di zelo; descrivono un contesto così lontano da quello reale che facilmente saranno considerate nulle.  Occorrono però i danni gravi e/o permanenti. E questi sono veramente pochi. Si possono fare lunghe discussioni, ma la realtà resta questa.Insomma indennizzare questi danni non solo è doveroso, ma anche economicamente poco rilevante.
  • Un altro aspetto è la responsabilità politica (chi vuole ipotizzare responsabilità penali deve argomentare. Non ci sono elementi per ipotizzare che esistano). La politica da alcuni decenni non è capace di affrontare le questioni nella loro complessità. I "politici" vogliono solo offrire soluzioni positive. E rifiutano di farsi carico degli effetti negativi correlati alle loro scelte. In campo ambientale ciò è comprensibile, perché sovente i danni sono superiori ai benefici. E magari esistono altre sfaccettature che non è il caso di indagare in questa sede. Ma gli effetti indesiderati sono parte di quasi tutte le decisioni politiche. Ma, con la vaccinazione anticovid, dovrebbero confrontarsi sono con il rapporto rischi / benefici. Ma evidentemente non se la sentono. 
E quindi?
E quindi resta la via maestra: l'informazione della popolazione.
Non mi riferisco al circo prodotto dai media.  In quel contesto anche persone serie hanno fatto la figura dei prestigiatori.
Mi riferisco all'informazione pubblica, all'informazione ufficiale. Quella in carico al Governo.
Quella che non c'è stata.
Carlo

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