"Sapesse signora, che ne ho incontrati 2 che non vogliono proprio vaccinarsi!"
Ogni epidemia ha i suoi untori e la pandemia di Covid19 non può essere da meno. Ed avere dei colpevoli è sicuramente tranquillizzante; e se non altro serve a passare le calde serate estive.
Ma se siamo interessati a capire (ed a risolvere), dobbiamo lasciar perdere i luoghi comuni e dobbiamo provare a mettere insieme alcune cose. Abbiamo già parlato dell'obbligo vaccinale e degli errori di comunicazione (leggi qui) avvenuti nel'ambito di un approccio paternalistico.
Ed in quel campo sicuramente si mescolano errori (dei) tecnici e (dei) politici.
Ora, la salute dei cittadini dovrebbe essere uno dei temi di maggiore interesse per la "Politica".
E la "Prevenzione (primaria)" intesa come l'insieme delle attività finalizzate a ridurre le esposizioni a rischio delle persone è un tassello fondamentale per la tutela della salute.
Ed è un ambito in cui le competenze tecnico scientifiche si devono confrontare con la società e quindi con la "politica".
Vale per i rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro.
Vale per i rischi ambientali per la salute.
Vale per la sicurezza stradale.
E vale anche per la prevenzione delle malattie infettive.
E vale anche - sia pure con in modo più indiretto - per la prevenzione delle malattie cronico degenerative (diabete, dislipidemie, obesità, malattie cardiocircolatorie, .. alcuni tumori) dove non servono solo attività fighette e politicamente corrette come mangiare sano, andare in palestra e passare tempo libero all'aria aperta, ma servono quartieri, negozi, servizi, spazi distanze, tempi, che permettano a tutti di vivere in modo sano nel loro quartiere
Ma per essere contenti che la "Politica" si interessati alla prevenzione delle malattie infettive (e non solo) occorre vedere come se ne occupa.
Oggi paghiamo il prezzo dei molti errori della politica. Potremmo andare indietro nel tempo, a cavallo degli anni '80 e '90 quando c'erano vivaci discussioni sul togliere l'obbligo vaccinale (difterite, tetano, poliomielite) per passare al convincimento (e chi aveva qualche dubbio era tacciato di essere "fuori dalla storia"). La questione si concluse con l'introduzione dell'obbligo vaccinale per l'epatite B, nel 1991 e per un ampio pacchetto di altre malattie nel 2001. E su questo, a mio giudizio, qualche riflessione andrebbe fatta.
Ma vediamo gli anni recenti:
Nel 2017 il "genio (incompreso) della politica" ha puntato sull'obbligo vaccinale nella speranza di recuperare qualche voto dopo i noti disastri prodotti al governo. La discussione era surreale e l'approccio era speculare, ma identico a quello dei no-vax.
Il "Bene" contro il "Male"
Per inciso, era vero che si stava osservando un calo delle coperture vaccinali; ma il problema non stava nella forza propagandistica dei no-vax, quanto nei tagli delle risorse destinate alla prevenzione praticati dalle stesse forze politiche strepitavano a favore dei vaccini.
<> Se provate a riflettere, capite facilmente che "essere pro" o "essere contro" i vaccini non ha senso. E' come essere pro o contro i farmaci, o pro o contro gli interventi chirurgici, o pro o contro gli ECG, ecc. Occorre entrare nel merito. Altrimenti ci si colloca in un approccio fideistico o "religioso".
<> Dall'inizio della pandemia l'informazione (non solo in Italia) ha avuto un approccio fortemente paternalistico. I Governi hanno puntato sulle regole da seguire, piuttosto che sullo spiegare come comportarsi. E per questa via i risultati non potevano essere molto differenti. Ma su questo tema, torneremo in futuro.
<> Anche chi è molto distratto percepisce che l'informazione sui vaccini è "influenzata" da importanti spinte derivanti da interessi non proprio nobili.
A fine marzo irridevamo i tedeschi per le loro "preoccupazioni" su AstraZeneca. Eppure non era difficile trovare dati che dimostravano la fondatezza delle scelte tedesche. Scelte che il 6 aprile sono state fatte anche in Italia, senza fare troppo rumore.
<> Poi sono arrivati gli Open Day. Dopo la morte della ragazza genovese, io non riuscivo a credere che avessero veramente usato AstraZeneca. Da fine marzo era chiaro che nella popolazione giovane, in particolare nella popolazione femminile AstraZeneca non dovesse essere utilizzato. Era chiaro, ed era stato deciso.
Ma i Media, dopo la morte della ragazza genovese, hanno fatto finta che occorresse cambiare approccio perché era cambiato il quadro epidemiologico. Balle! Ma non è così ed era già tutto chiaro prima ed era tutto chiaramente definito da inizio aprile.
Se i Media oltre che parlare di "rapporti rischi - benefici", concetto che una volta scoperto fa molto chic, avessero espresso un altro comune criterio, tutto sarebbe stato chiaro, ma sicuramente ci sarebbe stata meno audience.
Questo criterio è che a ciascuno deve essere data la terapia più efficace e con i minori rischi in relazione alle sue caratteristiche individuali. E' un criterio comunemente (sempre) adottato in medicina, tanto semplice da avere il difetto di spegnere ogni discussione. E quindi non interessante per i media.
<> E potremmo continuare con i 2.600.000 di over 60 non vaccinati che lo Stato non riesce a rintracciare. Per la privacy, dicono. Balle!
Il Garante per la protezione dei dati personali ha sempre concesso le autorizzazioni per le attività di prevenzione collettiva. Era sufficiente interloquire per tempo con il Garante. Invece abbiamo uno Stato che dice che non può fare una cosa ragionevole perché lo Stato glielo impedisce. Ed adesso si pagheranno i medici di famiglia per rintracciare gli assistiti over60 non vaccinati. Ma qualche medico di famiglia non li ha vaccinati perché non ha ricevuto sufficienti vaccini.
<> E possiamo concludere sulla "Variante indiana". Ogni giorno in TV ci sono fuochi di artificio con numeri sparati a zero per ottenere ascolti, ma con sempre meno ascolti e sempre più ansia da parte di chi ascolta ...
Ovviamente i dati israeliani sono i migliori per carpire l'attenzione (e forse sono anche i migliori. O forse no). Ma gli "esperti" discutono in punta di fioretto, come ad un congresso, trascurando di spiegare cosa questi dati significano nella pratica per tutti noi.
Insomma, una informazione con un impronta fortemente paternalistica, finalizzata a fare ascolti. Che ci dice "cosa" dobbiamo fare invece che aiutarci a capire "come" dobbiamo fare. Un'informazione che ha prodotto dei bei danni.
Quando guardiamo i giovani che non voglio vaccinarsi, guardiamo il dito che ci indica la Luna. Se vogliamo superare questa situazione, dobbiamo guardare la Luna.
Dopodiché, il tema della vaccinazione ai giovani, stanti le caratteristiche epidemiologiche della Covid19 è un po' più complesso di quanto non appaia nelle discussioni che ascoltiamo comunemente.
Giovani e ragazzi non devono essere vaccinati per proteggerli da un rischio di malattia mortale, che per loro è sostanzialmente inesistente.
Devono essere vaccinati per interrompere la circolazione virale e tentare di evitare l'insorgenza di nuove varianti del SARS-Cov-2 che sfuggano alle misure di prevenzione o che causino forme di malattia più grave.
Allora dobbiamo usare vaccini idonei a interrompere la circolazione virale. Non tutti sono equivalenti. E se Pfizer (e Moderna) proteggevano al 94 - 95 % contro le forme lievi e riducevano del 90% la contagiosità (malattia asintomatica), AstraZeneca proteggeva al 66%. Che è una bella differenza.
Ma adesso i dati per la variante indiana sono ben peggiori. Si parla di protezione contro le forma lievi con dati che variano dal 65% al 88%. E non si parla più delle forme asintomatiche
E le mie modeste conoscenze non mi permettono di asserire che i vaccini ai giovani abbiano un ruolo fondamentale nel ridurre la circolazione virale nell'attuale contesto. E sarebbe utile un'informazione sobria che affrontasse questo nodo
E nello stesso tempo per i giovani i rischi (non penso alla febbre - mal di testa - malessere - dolore al braccio) sia pure rari non sono del tutto irrilevanti.
C'è poi il mistero della voce circolata per meno di 2 giorni secondo cui Pfizer aveva prodotto il vaccino per la variante indiana, ma per ora EMA non lo autorizzava...
Insomma, anche se indicare gli untori è pur sempre un'attività che ci fa sentire meglio, forse dovremmo pretendere un'informazione che abbandoni gli scoop e si dedichi ad aspetti cruciali. Un serio dibattito sulla vaccinazione dei giovani, che, con distinzione dei ruoli, non coinvolga solo virologi ed epidemiologi ed affronti anche gli aspetti etici di questa scelta, ci farebbe andare avanti. Di nuovo, servirebbe un'informazione sobria.
Se trattiamo le persone come bambini, queste si comporteranno da bambini. Se le trattiamo da adulti, risponderanno da adulti.
Anche su temi complessi può essere data un'informazione semplice, comprensibile, coerente, nel rispetto della contraddittorietà dei dati scientifici che man mano si producono ed evolvono. E' una via utile. La più efficace. Ed è dovuta. Anche solo in nome della democrazia.
Carlo
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