Orditoi e funivie: quando le cause delle tragedie sono sempre le stesse

Quando si intravede l'uscita da un periodo di crisi, gli imprenditori hanno
un solo obiettivo:
produrre il massimo e nel più breve tempo possibile. Si riattivano le linee e le macchine e si acquistano macchinari (nuovi o usati) e li si piazza come si riesce. "Alla sicurezza ci pensiamo poi. Adesso cominciamo a produrre!".
Che fosse così era ben chiaro negli anni '80 ai sindacalisti ed agli operai, agli operatori della prevenzione ad anche agli addetti alla sicurezza delle imprese, che lo dicevano solo a denti stretti.
"Mica si vuole fare male a qualcuno. Ci teniamo ai nostri dipendenti! Ma adesso la priorità è la produzione! E poi da noi non ci sono mai stati infortunio gravi!"
E' una storia vecchia, che si ripete ciclicamente. Ma si vuole dimenticarla. "Oggi le cose vanno diversamente!"
Ed è per questo che più che di "imprenditori" si deve parlare di "padroni".

L'uscita dalla pandemia (che continuerà, ma potrà essere affrontata con vita ed attività "normali" o quasi) ripropone una situazione identica.

La morte della ragazza, della apprendista, l'8 maggio scorso nell'orditoio è solo un esempio in cui i fatti colpiscono di più la nostra immaginazione. 
La macchina si ferma troppo? I tempi di ripristino dell'attività sono lunghi? La ragazza determina questi fermi per inesperienza o perdita di manualità dopo un periodo di inattività? Escludiamo le sicurezze e così lavoriamo.
Ora, tutto dovrà essere provato. E fino ad una condanna definitiva dobbiamo essere garantisti. E alcune cose, saranno difficili d provare. Alla fine probabilmente resterà solo la "colpa". 
Ma se vogliamo prevenire tragedie analoghe, non raccontiamoci storie.

Ma la stessa dinamica, oggi dopo il lock down, si verifica anche in attività aperte al pubblico.
La funivia va su a strappi dopo un lungo periodo di lock down? Non riusciamo a sistemarla?  Disconnettiamo il freno di sicurezza così la facciamo funzionare normalmente.
Mica volevamo causare 14 morti! La colpa è di Conte e di Draghi che non ci hanno dato abbastanza soldi!
Ora, tutto dovrà essere provato. E fino ad una condanna definitiva dobbiamo essere garantisti. E alcune cose, saranno difficili d provare. Alla fine probabilmente resterà solo la "colpa". 
Ma se vogliamo prevenire tragedie analoghe, non raccontiamoci storie.
   
Non sono disgrazie. Sono eventi causati da una logica distorta. Se volete, chiamatela capitalismo, ma c'è qualcosa in più.
C'è l'idea che si può scommettere sulla sicurezza altri. E poi farla franca.
E' ovvio che ci vogliono più controlli, ma non illudetevi. Con 4 milioni di attività, anche scremando e soffermandosi sulle cose più a rischio, restano centinaia di migliaia di luoghi pericolosi.
Se se c'è anche una dimensione culturale, la soluzione per adesso sta nella deterrenza.
  • Pene severe quando capitano questi omicidi.
  • Sanzioni durissime anche quando queste cose vengono rilevate durante i controlli prevenzionistici.
  • Sanzioni per i tecnici (consulenti per al sicurezza, impiantisti, manutentori, ecc.) quando queste manomissioni vengono accertate.
Se volete la sicurezza questa è la strada (o meglio un abbozzo di strada). perché , dobbiamo cercare la sicurezza, non la giustizia. La giustizia arriva dopo, ma ci lascia le vittime.
Possiamo anche andare avanti come ora. Ma allora, la prossima volte non chiedete giustizia. 
Carlo 

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