“Ma adesso, che mascherina uso?” - Dilemmi di fine gennaio 2021

È impressionante pensare alla velocità con cui sono cambiate le cose  in meno di un anno di
epidemia. E constatare come si sia evoluto il nostro modo di pensare.

Ad inizio marzo 2020, a fronte della mancanza di dispositivi di protezione individuale e dell’impossibilità di produrli, con il DL 2 marzo 2020 n. 9 si autorizzò l'uso delle mascherine chirurgiche come “DPI” e venne ammesso l’uso di mascherine non “marcate CE”. Così, tra le righe della normativa, nacquero le mascherine di comunità.

Così abbiamo, usato mascherine che riducevano la probabilità che noi infettassimo gli altri limitando la diffusione delle nostre droplets.  E in qualche misura, ci hanno dato anche un po’ di protezione individuale.

E’ stata una soluzione geniale. Ottima, perché era la migliore delle soluzioni possibili.

Poi a fine estate abbiamo saputo che ci sarebbero state mascherine chirurgiche in abbondanza. Ma perché si scelse di puntare sulle mascherine chirurgiche e  non sulle mascherina filtranti (“FFP2”) che servono a proteggere chi le indossa?  Tecnicamente sembrano non esserci risposte. Trac l’altro la scelta portava ad un’elevata conflittualità, perché la sicurezza di ciascuno dipendeva (almeno in parte) dal corretto comportamento degli altri.

Ma quanto si provava a spiegare che la scelta era quantomeno strana, si era tacciati di volere l’impossibile. Ed era settembre.

Però, chi poteva e aveva qualche strumento in più, zitto zitto si comprava le mascherine FFP2. Costavano un paio di euro (ad ottobre di più), cioè 8 -10 volte più che due anni fa, ma sembrava un buon investimento.

Allora la domanda era “ Secondo te, quante ore la posso portare?”

Adesso i prezzi sono scesi, non tantissimo, ma sono scesi; ed una mascherina FFP3 può costare quanto costava una FFP2 circa 4-5 mesi fa.

Così ora la domanda è “Che faccio? Visto che costano meno, mi compro le FFP3?”

E’ una bella domanda, che merita una buona risposta. Vediamo un po’ ....

Le mascherine chirurgiche sono progettate per impedire la trasmissione di germi con l’aria espirata (UNI EN14683: 2019). Garantiscono un livello di protezione per gli altri. Ma, quando inspiriamo, l’aria non passa attraverso la mascherina, ma passa attraverso le zone di minore resistenza. Passa attorno ai margini della mascherina. Il percorso, soprattutto con alcune mascherine, è tortuoso, con continui cambiamenti di direzione. Le goccioline per inerzia tendono ad uscire dal flussi inspiratorio ed impattano contro le superfici circostanti. Insomma, non sapiamo quanto, ma “qualcosina” ci proteggono. Se le usiamo all'aperto, tenendo comunque le distanze, possono anche essere una soluzione, perché comportano una bassa fatica respiratoria. Ma sicuramente non sono “la“ soluzione. Sicuramente non sono una soluzione in ambienti chiusi.

Allora servono le mascherine filtranti che sono dei Dispositivi di Protezione Individuale (dei DPI, non dei DPAI 😊). 

Ma come scegliamo una mascherina filtrante? 

Tralasciamo le KN95 che sono sostanzialmente assimilabili alle FFP2, anche se non fanno riferimento alla norma EN 149:2001.

Innanzitutto, esistono maschere filtranti senza valvola ed altre con valvola. La valvola serve solo per l’espirazione e non altera la capacità filtrante. Salvo attività lavorative particolari, dobbiamo usare le mascherine senza valvola, perché quelle con la valvola restano più aderenti, ma non filtrano l’aria espirata e non costituiscono una tutela  per gli altri.

Poi, una mascherina FFP2   filtra  il 95% delle particelle con diametro > 2,5 micron. Una mascherina FFP3 filtra (quasi) il 99% delle particelle con diametro > 2,5 micron.

Oggi sembra finita l’epidemia di quelli che dicevano che le mascherine non servono perché i virus sono molto più piccoli e quindi non vengono filtrati. Tranquilli. I virus, anche i Coronavirus, non se ne vanno a spasso da soli per l’aria. I virus sono pigri e vanno in giro attaccati alle goccioline espiratorie (droplets) e pur essendocene di svariati diametri, vengono in massima parte trattenute  dalla mascherina.  

Ma le mascherine filtranti funzionano sempre?

E' necessario che le mascherine siano ben indossate. Se non sono aderenti al viso, l’aria durante l’inspirazione passa attorno ai margini della mascherina. Quindi dobbiamo sagomare bene il ferretto, in modo che sia aderente al nostro naso.

Se la mascherina è ben aderente durante l’inspirazione vediamo che i due fianchi della mascherina “collabiscono” avvicinandosi al naso.  Se non succede dobbiamo sistemare la mascherina.

Ma se indossiamo una mascherina FFP3, siamo più protetti?

Le mascherine FFP3 trattengono una maggiore quantità (98-99%) di particelle (ci interessano le goccioline espirate dagli altri) mentre le FFP2 ne trattengono il 94-95%.  

Ma le FFP3 causano una maggiore fatica respiratoria. Il rischio concreto (ci sono alcuni decenni di indagini scientifiche sull’uso dei DPI) è che la maggiore fatica respiratoria ci induca ad usarle meno a lungo o ad indossarle meno bene. E così la maggiore efficacia teorica si traduce in una minore efficacia pratica.

Ovviamente l’efficacia pratica dipende dal singolo individuo e dal uso che si fa della mascherina. Per cui, se proprio vi da più sicurezza, provate ad usare le mascherine FFP3, ma osservatevi con attenzione. Il rischio di proteggersi meno è molto concreto.

E ricordiamo ci anche, che non è il singolo virus che ci fa ammalare, ciò che conta è la carica infettante.

Per cui, in ambienti chiusi, mezzi di trasporto ecc. usate tranquillamente le mascherine FFP2 , ricordandovi però che nell’ordine ciò che serve è: mantenere la distanza, aerare con frequenza gli ambienti chiusi e poi usare le mascherine. Senza dimenticarsi di lavare le mani o disinfettare le superfici ove necessario.

Carlo

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