Covid19 - Incidenza, letalità e mortalità per classe di età

Dai dati alle informazioni: mettiamo qualche base per fare ragionamenti corretti

Questa epidemia sembra volerci insegnare che le opinioni contino più dei fatti e che le conoscenze, siano un dettaglio trascurabile. Ma se ci allontaniamo dalla TV scopriamo che un sacco di persone continuino ostinatamente a tentare di capire. Accade perfino sui "social".

Da questa primavera abbiamo provato a fare un po' di informazione con il Blog di Grugliasco Democratica, oggi continuo (continuiamo) con il mio blog, per vedere se su Grugliasco Democratica riusciamo a sviluppare anche qualche altra tematica.

Sulla pubblica piazza continuano ad essere diffuse tesi pittoresche; sono presentate in modo semplice, accattivante, ma le argomentazioni sono poco comprensibili. I più pensano che sia un loro limite, quello di non capire. Invece no. L'incomprensibilità è un requisito delle tesi "intriganti".

Con "Covid19. qualche informazione per fare le scelte giuste" abbiamo visto come si è evoluta l'epidemia.

Oggi proviamo a fare il punto su come incide l'età e quali sono le differenze di genere. Nulla di nuovo, penserete. Forse, ma adesso ci sono anche le misure.

Se prendiamo i dati aggiornati al 29 dicembre 2020 dell'Istituto Superiore di Sanità  con il numero di casi ed il numero di morti per classe di età, possiamo andare oltre ai numeri grezzi e calcolare le frequenze.

Vediamo che la letalità (apparente) è assolutamente bassa fino ai 30 anni (1 morto ogni 10.000 casi di malattia) e - pur crescendo - resta bassa fino ai 50 anni. Inizia ad essere apprezzabile dai 50 ai 60 anni e successivamente sale, per diventare veramente molto alta oltre i 70 anni.

Questo nonostante che l'incidenza (frequenza di casi di malattia ogni 100.000 persone) sia più elevata tra le persone più anziane.

La mortalità, che è data dal numero di decessi ogni 100.000 persone (indipendentemente dal fatto che si siano ammalate) è di singoli casi per milione di persone fino ai 30 anni. La mortalità sale progressivamente ed inizia a lasciare tracce significative oltre i 50 anni, per crescere moltissimo nei più anziani che hanno una mortalità di 4 ordini di grandezza superiore rispetto ai giovani.

Se passate al 2° riquadro vedete la situazione al 30 giugno scorso. Ovviamente l'incidenza e la mortalità erano inferiori essendo trascorso un più breve periodo di epidemia. La letalità (apparente) al contrario era molto più alta.

E passando al secondo semestre del 2020 (3° riquadro) si vede come la "seconda ondata"  abbia interessato molte più persone (è anche, ma non solo, effetto del maggior numero di test), come purtroppo emerge anche dalla mortalità (NdR: il periodo è di 6 mesi, ma fino da fine giugno a fine settembre i numeri sono molto ridotti). E si può avere anche un'immagine di quale sia attualmente la letalità.

Le differenze che emergono non sono prive di conseguenze pratiche.

Ma occorre ancora vedere cosa succede con le differenze di genere.

L'incidenza  è un' po' superiore per le donne, per una maggiore incidenza fino ai 60 anni. (ed oltre i 90 anni); la distribuzione per età non varia nel tempo in misura significativa, ma nel 2° semestre l'incidenza complessiva è un po' superiore nei maschi.

La mortalità è del 40% superiore nei maschi rispetto alle femmine, con differenze crescenti con l'età.

Chi ha voglia di prendersi un momento per riflettere, vede che non c'è spazio per facili ricette.  Quindi per adesso fermiamoci un attimo, ma proviamo a pensare alla scuola, al lavoro, ai trasporti, alle vaccinazioni

Ovviamente si può provare a stiracchiare queste informazioni  a sostegno dei propri desideri o delle proprie tesi, ma è una via che non porta da nessuna parte.

Quello che è certo che, ad oggi, sono morti 1,2 italiani su 1.000. E sappiamo anche che l'epidemia è assai poco democratica e colpisce e uccide di più tra gli strati sociali svantaggiati socialmente ed economicamente.

Carlo 



















































 

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