Coronavirus a Grugliasco e in Piemonte: il tempo delle domande, parte terza

Riprendiamo con la data originale questo post sull'informazione sull'epidemia. Siamo 5 giorni prima del DM che definisce gli indicatori che abbiamo conosciuto tutti in autunno per l'applicazione del "semaforo alle Regioni". Sono passati 8 mesi, ma continuiamo ad avere una informazione che solo bonariamente possiamo definire di scarsa qualità.


Questa è la terza e, per adesso ultima, serie di domande che facciamo al sindaco e al presidente della Regione. Sarebbe bello che se le facessero anche i responsabili sanitari di questo disastro. Oggi siamo  molto contenti perché la Regione ha nominato Paolo Vineis Responsabile della nuova “Area di supporto alla Pianificazione strategica” dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte. L’entusiasmo non è al m,assimo perché è difficile capire quali siano esattamente le funzioni di questa “Area”, però...
Di positivo c’è che la Regione sembra avere capito che per fare scelte utili occorre disporre di informazioni. E di positivo c’è anche che Paolo Vineis è una persona di elevatissimo livello, da tutti i profili.
Bisogna vedere se gli saranno forniti gli strumenti necessari,  perché come abbiamo scritto  l’altro ieri e ieri non solo non c’è stata capacità di trasformare i dati in informazioni, ma probabilmente non c’è stata neppure la capacità di produrre correttamente i dati.
Vedremo. Per adesso l’unica cosa su cui siamo pronti a scommettere è che, se non ci saranno condizioni serie, Paolo Vineis resterà all’ ”Area di supporto alla Pianificazione strategica”  meno di quanto non duri la primavera in Inghilterra!
Restando al nostro piccolo, dopo esserci occupati del significato dei “numeri” che ci vengono dati sui tamponi e dopo avere riflettuto sulla capacità di fare tamponi e su come utilizzarli, ci restano alcune domande su come Il Piemonte  affronta l’epidemia. In particolare:
     sulle risorse strutturali
     sulle mascherine
     sui trasporti
     sulla sicurezza sul lavoro,
RISORSE STRUTTURALI
E’ un tema che la Regione Piemonte ha spiegato poco, a parte qualche dato sui numeri di posti letto in terapia intensiva e qualche spot sulla trasformazione di Ospedali contaminati in “Ospedali Covid” o sulla realizzazione di qualche “ospedale da campo.
E’ un tema delicato, sia per l’oggi, sia per il futuro. E se ce lo raccontano dettagliatamente, siamo più sicuri che lo conoscano, che “ci stiano dietro”,  perché, se si è vicini ai problemi del territorio, li si conosce e si evita che succedano cose strane, per esempio che all’Ospedale di Tortona si bypassino la tende del triage. Ma non solo ...
Se la Regione monitora e informa, è più probabile che le cose restino sotto controllo. Per esempio:
Terapie intensive
  quanti posti di terapia intensiva sono attivi?
  Di questi, quanti sono i posti di nuova realizzazione?
  quanti posti di T.I. sono occupati?
  di questi questi quanti sono occupati da pazienti con patologia da COVID19?
Reparti ospedalieri
    Quanti reparti e quanti posti letto sono stati dedicati ai pazienti Covid?
    E quale proporzione del totale dei posti letto è costituita da “Posti letto Covid”?
Le patologie che normalmente arrivano in ospedale continuano ad esistere. Parte delle prestazioni sono state differite. Risulterebbe però che sia alto il numero di persone costretto a rivolgersi al privato non convenzionato (pazienti tumorali, cardiologici,a non solo)
    Per le attività sanitarie che sono state differite, sono stati predisposti programmi di recupero?
    Quando e come saranno resi noti dalla Regione i modi ed i tempi  con cui i pazienti potranno accedere alle cure indispensabili?
Strutture per persone positive  che non hanno bisogno di cure ospedaliere
    Quali e quante strutture sono attive per ospitare persone che non necessitano trattamenti sanitari, ma devono essere isolate? (risulta che l’ex ospedale militare è stato destinato ad operatori sanitari. Quali altre?)
    Quanti sono i “posti letto” per queste persone ?
    Quante persone sono ospitate?
La Regione deve saperlo. E farebbe piacere se lo sapessimo tutti noi.
MASCHERINE ED ALTRI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
La Regione Piemonte ha annunciato di avere acquistato 5 milioni di mascherine per i residenti in Piemonte. Poi il 23 aprile ha detto che sono mascherine prodotte in Piemonte, ma ci vorrà almeno un mese per averle. Le distribuiranno i Comuni oppure le Poste.
Siamo contenti che la Regione valorizzi le aziende piemontesi, ma ci chiediamo come abbia fatto ad identificarle. Ed è evidente che attualmente i 5 milioni di mascherine continuano a non esistere.
Allora ci chiediamo se sia stato realizzato un registro della aziende piemontesi che producono le mascherine e se sia nota la loro  capacità produttiva giornaliera.
Perché se ci vuole ancora un mese, forse la cosa da fare è supportare le aziende nella produzione di mascherine. Perché se non lo si fa, poi, non si può andare in giro a raccontare che si vuole essere vicini al mondo produttivo.
Il Decreto Legge 17 marzo 2020 n. 18 agli artt. 15 e 16 ha previsto la possibilità di immettere in commercio mascherine non marcate CE. Le previsioni della norma sono meno semplici di quanto non si creda. Per aiutare le piccole aziende e per dare garanzie a tutti, sarebbe necessario che la Regione Piemonte si affiancasse alle piccole aziende per consentire e garantire l’immissione sul mercato di prodotti “utili”
Ma pensiamo che il supporto si possa dare anche in tanti altri modi
Per tante altre cose, guanti, disinfettanti ecc, i ragionamenti sono analoghi e non stiamo qui ad annoiarvi.
TRASPORTI
Con la fine del lock-down, o per meglio dire, con l’attenuazione del lock-down i trasporti saranno una delle criticità più diffuse. Si parla di riduzione dei posti sui mezzi pubblici, di aumento delle corse, di promozione della mobilità privata leggeraTante voci, ma nessuna certezza.
Non ci aspettiamo che ad oggi esistano già soluzioni completamente definite. Ma la Regione rinunci a voler fare annunci che ci lasciano a bocca aperta. A bocca aperta ci hanno già lasciato.
Sarebbe invece rassicurante se progressivamente la Regione ci aggiornasse sullo stato di avanzamento delle soluzioni previste per i trasporti. E’ inutile che Cirio spinga per la riapertura della attività produttive se poi non agisce per costruire le soluzioni necessarie.
Per adesso in Piemonte il 4 maggio si prospetta non come il giorno della ripresa di molte attività lavorative, ma come il giorno di un memorabile ingorgo.
Non dimentichiamo, tra l’altro, che la scienza considera seriamente l’ipotesi che l’indebolimento delle difese delle vie aeree causato dall’inquinamento atmosferico, sia una delle cause dell’elevatissima letalità delle infezioni da Covid19 nella Pianura padana. Quindi evitiamo di produrre nuovi picchi di inquinamento.
COVID 19 E SICUREZZA SUL LAVORO
Per molte attività lavorative non sussistono significativi rischi da COVID19. Quantomeno se si mettono in atto misure di tutela oramai ampiamente discusse.
Senza riprendere argomenti già trattati in altro post, le criticità per il contagio in molti luoghi di lavoro sono correlate ai trasporti, all’entrata e uscita in azienda, agli spogliatoi,  ai refettori e poi anche ai servizi igienici ed alle aree fumatori.
Nelle attività industriali si è lontani gli uni dagli altri. Sovente troppo lontani. Le attività del terziario, con contatto con la popolazione, sono quelle a maggiore rischio. E sono quelle “indispensabili” rimaste in larga parte aperte.
Quindi nessun problema per il futuro?
No, i problemi esistono.
   Perché se l’imprenditore fa l’imprenditore, e non il “padrone”, allora è facile applicare le misure di tutela e agire per correggerle valutando sul campo eventuali problemi. Ricordiamoci che per la “valutazione dei rischi”  le indicazioni tecniche considerano fondamentali le informazioni assunte dai lavoratori.
   Per altro verso, la realtà lavorativa italiana è costituita al 95% da aziende che occupano fino a 5 addetti.  1/4 di secolo di esperienza nell’applicazione delle norme comunitarie ci ha insegnato che un’ampia fetta dei “consulenti per la sicurezza”, dei “Responsabili SPP” sono assolutamente inadeguati. Non fraintendete. Ci sono anche splendidi professionisti, ma le micro-aziende hanno poche difese dai venditori di fumo.
E allora vogliamo sapere cosa ha deciso di fare la Regione Piemonte.
   Occorre che i Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPreSAL) delle ASL  siano impegnati in agili attività di vigilanza per verificare la corretta messa in atto delle misure tecniche organizzative e procedurali per prevenire i rischi da COVID 19.
   Occorre anche che gli SPreSAL siano impegnati in attività di informazione e assistenza a favore, soprattutto, delle piccole aziende.
E se, per garantire le attività di vigilanza e di informazione /assistenza, occorre rinforzare gli SPreSAL come fatto per i SISP, lo si faccia senza indugio. Altrimenti non si invochi la ripresa delle attività produttive.
Carlo Proietti

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