C'era una volta, ai margini della
città, vicino al bosco, una casetta di legno. Era la casa del vecchio tipografo
che abitava nella sua stanzetta al primo piano. Sotto, al piano terreno, c'era
la sua tipografia.
Con le sue macchine il tipografo
stampava tante belle cose: libri di favole, manifesti per annunciare l'arrivo del circo, libri di scuola, anche giornali.
Nella tipografia c'era una grossa
macchina per stampare ed alcuni banchi di legno, lunghi lunghi. E sopra c'erano
scaffalature piene di scatole ed altre con dei cassettini. C'erano naturalmente anche tante
lettere piccole e grandi, minuscole e maiuscole, in corsivo ed in stampatello.
E poi c'erano i numeri. Tanti numeri, piccoli e grandi.
Di giorno il tipografo metteva le
lettere in fila e le lettere si davano la mano per formare delle parole. E
le
parole si mettevano in ordine una dopo l'altra. Così si scrivevano le farsi.
Una dopo l'altra;
e così si potevano stampare le pagine
dei libri e dei giornali.
C'erano anche delle lettere birichine
che si scambiavano di posto o si aggiungevano di nascosto nelle file delle lettere
e così, ogni tanto, nelle frasi c'erano degli errori.
Tutte le lettere si sentivano molte
importanti ed erano orgogliose di partecipare ad un gioco tanto importante.
Anche i numeri partecipavano. Ogni
tanto in una frase, mescolati tra le lettere, ogni tanto in cima o in fondo
alla pagina per scrivere la data o il numero della pagina.
Insomma, le lettere ed i numeri si
divertivano tanto e la sera erano stanchi, tutti sporchi di inchiostro e si dovevano pulire bene bene prima di andare a dormire ciascuno nella sua scatola o nel
cassetto giusto. Se qualche lettera andava nel posto sbagliato tutte si mettevano a
fare cagnara, fino a che se ne andava nella scatola giusta.
Ma c'erano anche un po' di
lettere pigre, che non si lavavano e restavano a dormire sul banco.
Insomma tutte le lettere e tutti i
numeri erano veramente felici di vivere nelle tipografia.
In verità non proprio tutti. C'era un numero, un nove,
bianco; non aveva fratellini o sorelline come lui. Se ne stava sempre solo
soletto nella sua scatola e si annoiava, perché il vecchio tipografo non gli diceva
mai di scendere sul banco da lavoro con le altre lettere.
Così, non solo aveva pochi amici,
ma le altre lettere e numeri sovente lo prendevano in giro perché era diverso
da tutti gli altri e non poteva mettersi in mostra come loro..
Il nove bianco si annoiava ed era
triste. Così un giorno prese una
decisione: sarebbe scappato per andare a vedere come era il mondo fuori dalla
tipografia. Attese la notte e quanto tutti dormivano, zitto zitto, uscì dalla
sua scatola, camminò per tutto il banco di lavoro fino alla finestra, la aprì e
con un bel salto si trovò nell'erba.
Iniziò a camminare verso il bosco e
quando fu sotto gli alberi ebbe un po' di paura perché era molto buio. Ma era un
numero coraggioso e continuò a camminare. Cammino tutta la notte e poco prima
dell'alba arrivo dall'altro lato del bosco, dove c'era un bel prato. Era stanco, ma così stanco, che gli bastò
sedersi per addormentarsi di colpo.
Si svegliò che il sole era già alto
nel cielo. Ci mise un po' per capire cosa fosse successo e ... si era appena
ricordato di essere scappato dalla tipografia che senti tante voci gioiose.
Erano voci così allegre che si alzò
e cominciò a correre per vedere cosa stava succedendo. Corse al margine del
bosco ed all'improvviso vide da dove venivano tutte quelle voci gioiose: c'era
un laghetto. E intorno al laghetto c'erano tanti numeri che giocavano. Anzi ce n'erano tantissimi anche dentro l'acqua.
Si avvicinò e vide che i numeri
erano un po' strani. Stavano tutti uno in groppa all'altro. Quello sotto correva
con il suo amico sulle spalle e poi faceva un bel balzo per tuffarsi in acqua.
E quello sopra entrava di testa nell'acqua e poi muoveva e braccia per nuotare.
Rimase a lungo a guardare. Avrebbe avuto anche lui voglia di giocare
nell'acqua. Ma tutti quei numeri erano così strani! Così diversi da lui. Anche
lì!
Rimase lì senza sapere cosa fare
finché sentì:
"Ehi, tu! Cosa ci fai lì"
Si sarebbe quasi spaventato, ma la
voce era allegra e simpatica. Si voltò e vide 2 di quei numeri, uno in groppa
all'altro, il sette sopra ed il nove sotto.
"Oh, niente, sto facendo un
giro!"
"E come ti chiami"
"Mi chiamo Bianconove! E
voi?"
"Siamo Sette Noni"
risposero all'unisono il 7 ed il 9. "Siamo una frazione!"
"Ah ... " disse Bianconove
"una frazione?!?"
"Lascia stare! Perché non vieni
a giocare con noi?"
Detto fatto, Sette Noni presero per
mano Bianco Nove e corsero fino al laghetto.
C'erano tutte le frazioni che
giocavano.
"Dai cosa attendi? Tuffati anche
tu!" dissero Sette Noni mentre
correvano e si tuffavano nel laghetto.
E così anche Bianco Nove si tuffò.
Le frazioni erano simpatiche e si
faceva amicizia in fretta.
Alcune provavano a darsi delle arie
"Noi si che siamo frazioni importanti" dicevano Un Mezzo, Due Terzi,
Tre quarti ed alcune altre.
"Non stare ad ascoltarle!"
dissero Sette Noni a Bianco Nove , mentre si avvicinavano due frazioni grosse
grosse:
"Bianco Nove, ti presentiamo
Tredici Quinti e Diciassette Settimi" dissero Sette Noni "Sono un po'
come te, sono diverse. Non sarebbero delle frazioni come tutte le altre. A
scuola le chiamano Frazioni Improprie.
Ma a noi non importa! Siamo tutte frazioni e giochiamo insieme!"
"Si è vero!" dissero
queste "Loro lavorano di più, ma noi ci divertiamo di più!". "Se
vedessi gli occhi dei bambini quando ci guardano a scuola!" dissero Undici
Diciannovesimi, che si era aggiunto al gruppo.
"Sì" pensò Bianco Nove
"Le frazioni sono proprio simpatiche. Voglio fermarmi qui."
Passarono i giorni e passarono le settimane.
Bianco Nove si era fatto tanti amici, ma la frazione con cui giocava di più
Bianco Nove era sempre Sette Noni.
Il tempo passava e Bianco Nove
iniziava ad avere un po' di nostalgia della sua casa. Aveva voglia di tornare,
ma non sapeva come le lettere ed i numeri delle vecchia tipografia lo avrebbero
accolto. E chissà se c'era ancora la sua scatola o se il vecchio tipografo
l'aveva data a qualcun altro?
E così, un bel giorno, Sette Noni
andarono da Bianco Nove accompagnati da una frazione strana. Bianco Nove capì
subito come si chiamava: "Sette Settimi!"
E dopo che Sette Noni e Bianco Nove
avevano chiacchierato un po', parlò Sette Settimi:
"Vedi Bianco Nove, anch'io sono
diverso da tutte le altre frazioni. Sono una Frazione Apparente. Se mi semplificano
divento un Uno!"
Bianco Nove lo guardava a bocca
aperta
"Vedi Bianco Nove"
continuò Sette Settimi "Essere
diversi dagli altri può essere molto divertente! E certe volte, si è diversi,
perché si è importanti! E quindi si è rari"
"Sette Noni mi hanno raccontato
di te" continuò Sette Settimi "tu sei un numero speciale! Sei un
numero bianco! Un numero che si usa per le feste!"
E così Bianco Nove scoprì chi era e perché era stato solo per
tanto tempo.
Era quasi autunno e Bianco Nove
decise di tornare alla tipografia. Le frazioni organizzarono una grande festa
ed alla fine Bianco Nove le salutò tutte. Ma soprattutto salutò Sette Noni,
che erano state le prime amiche.
Quando arrivò alla tipografia, entrò
dalla porta.
Tute le lettere ed i numeri si ammutolirono per la sorpresa. Ma dopo un attimo iniziarono
a festeggiarlo. Ed anche il vecchio tipografo era molto contento di averlo
ritrovato. e lo aiutò a salire sul banco di lavoro. E lì, Bianco Nove scoprì
che adesso c'erano anche tanti numeri e lettere bianchi. Si avvicinavano le
feste e bisognava essere pronti!
Da quel giorno Bianco Nove fu di
nuovo contento di vivere nella vecchia tipografia. Anche lui giocava tutto il
giorno ed adesso aveva anche tanti nuovi amici.
Buone Feste, Carlo
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