Sarà perché in tanti pensano con terrore a quanti giorni funzionerà ancora il loro smartphone ricevuto in regalo a Natale 2013?
90 anni fa i produttori di lampadine si sono accordati per ridurre la vita media di una lampadina da 2.500 a 1.000 ore (4 anni fa - quando l'argomento non era di moda - si leggeva che le ore erano 6.000 e non 2.500).
Da allora il fenomeno si è allargato e riguarda quasi ogni cosa che ci circonda. Provate a guardarvi intorno.
Su radio, TV e giornali è sempre più frequente sentire criticano all'obsolescenza programmata. Forse perché un po' tutti si bruciano le dita..
Ma guai a parlare di decrescita felice! Non sia mai detto! Dire "decrescita" è peggio che bestemiare!. Nessuno si ferma a pensare che la decrescità c'è, e nella descrescita felice, la parte interessante è "felice".
E allora tutti giù ad auspicare un "capitalismo green". Ma se questo è un sistema economico - e quindi una società - il cui funzionamento si basa sulla possibilità di accumulare e concentrare ricchezza in una forma trasformabile ("denaro") e reinvestibile in modo che tale concentrazione sia sfruttata come mezzo produttivo, dovrebbe essere chiaro che il capitalismo è per sua natura un sistema squilibrato e quindi "capitalismo green" è un ossimoro.
Ma l'obsolescenza programmata oggi non è fatta sono solo di lampadine che si bruciano, di prodotti elettronici che miracolosamente si bloccano al momento giusto, ma anche di un infinità di prodotti non riparabili; oggi è impossibile riaprare un televisore, ma anche un paio di scarpe.
Tassare pesantemente ciò che non è riparabile e limitarne la circolazione avrebbe molti effetti.
Per un verso avremmo più cose riparabili. E quindi avremmo più lavoro, qui, dove i beni vengono utilizzati.
Per altro verso si produrrebbero meno rifiuti.
Parrebbe semplice, ma quando si parla di PM10, nessuno fa notare che sono causate (anche) dall'obsolescenza programmata.
Carlo
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