In Italia siamo bravissimi a scannarci su tutto. Ma forse bisognerebbe anche riflettere e non solo schierarsi dietro una bandiera. Proposte demenziali andrebbero a fondo da sole ...
Viviamo in un un Paese che sta drammaticamente andando a rotoli, e non avendo la fantasia ed il coraggio per trovare ed adottare soluzioni, quando proprio non sappiamo più che pesci pigliare tiriamo fuori la meritocrazia. Le cose vanno male perché "non si premia il merito"
Ho già avuto modo di fare qualche riflessione sulla meritocrazia.
Nelle ultime settimane, con l'incipiente avvio dell'anno scolastico, si è parlato di scuola. E di merito. Ma presto toccherà a qualche altro settore. Così mi tornano in mente alcune cose.
Intendiamoci, anch'io, come quasi tutti, sono favorevole a premiare il merito. Conosco molte persone che per le loro capacità e per il loro impegno (e per le cose che concretamente fanno) meriterebbero molto di più. E - nel mio piccolo - anch'io ho grandi meriti che non mi vengono adeguatamente riconosciuti. O no?
Il guaio è che quando si parla di merito si propongono strumenti inadeguati e si guarda nella direzione sbagliata.
Quando si parla di merito si parla di "qualità". Tutti abbiamo un'idea di quali siano gli insegnanti, (i medici, gli impiegati, i tecnici, gli infermieri...) validi. E in parte i nostri giudizi coincidono.
Ma, per come è organizzato il nostro Paese, la misura del merito non può che avvenire sulla base di parametri burocratico amministrativi. Proponiamo indicatori quantitativi, per misurare la qualità.
E i risultati si vedono.
Per premiare il merito occorre che chi premia sia libero di farlo come ritiene giusto, e che a sua volta sia soggetto alla medesima valutazione (dall'alto, non dal basso, altrimenti diventa tutto una manfrinata). Ma il sistema potrebbe funzionare solo se chi dall'alto valuta il merito altrui, a sua volta è valutato dall'alto.
Insomma, il sistema funziona se si parte dall'alto. Ma per fare questo non si possono cambiare solo le regole, ma bisogna agire sulla cultura.
Ma quando si parla di merito, c'è anche un errore logico in cui mi sembra che si cada regolarmente.
Pensiamo alla scuola.
Si dice che ci sono insegnanti impreparati, incapaci, lavativi e si dice che "quindi" bisogna premiare i migliori.
Il guaio è che i primi sono quelli che stanno nella parte sinistra della distribuzione gaussiana del merito. I migliori sono nella parte destra.
Quindi quello che viene proposto non è utile a risolvere il problema dichiarato. Per cui ci gingilliamo a discutere di merito per lasciare le cose come stanno.
Affrontare il problema dei "pessimi" è molto più semplice che affrontare il problema di individuare i meritevoli. Trovare il consenso su quali siano i livelli minimi sotto cui non si può proprio andare non è troppo difficile. Anche perché l'obiettivo primo non dovrebbe essere quello di buttare fuori chi "non funziona", ma di farlo funzionare meglio. O no?
Ma oggi, chi propone il merito, propone di premiare il più meritevole, non chi raggiunge un determinato livello di preformances. La solita vecchia storia della carota, che è bene illustrata in una vecchia vignetta che vi ripropongo.
Carlo
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