Nel corso degli ultimi 30 anni le attività di prevenzione per la sicurezza e la salute sul lavoro si sono sviluppate ed hanno contribuito a migliorare le condizioni di lavoro.
Ma da alcuni anni si assiste anche a derive che possono far fare pericolosi passi indietro.
Ma da alcuni anni si assiste anche a derive che possono far fare pericolosi passi indietro.
La riforma sanitaria del 1978 ha trasferito al Servizio Sanitario Nazionale le funzioni di prevenzione per la sicurezza e la salute sul lavoro.
Si è trattato di un cambiamento radicale che ha tra l'altro superato logiche di vigilanza quantomeno obsolete. Inoltre la "833" prevedeva anche che i lavoratori diventassero soggetti attivi del processo prevenzionistico e non solo più dei fruitori di tutele.
(Alcuni vollero leggere questa come una scelta
ideologica, mentre in realtà si trattava di un approccio pragmaticoportatore di efficacia).
Ma, un aspetto trascurato per anni, perché ritenuto scontato, è che le attività di prevenzione erano indirizzate all'individuazione, accertamento e riduzione / eliminazione dei rischi. Ovvio! Ma non troppo ....
(Alcuni vollero leggere questa come una scelta
ideologica, mentre in realtà si trattava di un approccio pragmaticoportatore di efficacia).
Ma, un aspetto trascurato per anni, perché ritenuto scontato, è che le attività di prevenzione erano indirizzate all'individuazione, accertamento e riduzione / eliminazione dei rischi. Ovvio! Ma non troppo ....
Per cui mi sento di consigliare una rilettura dell'art 20 della L 833/1978 sia a chi conosce poco l'argomento, sia a chi se ne occupa professionalmente. Anche se l'articolo 20 è invecchiato (in parte parla di un mondo che non esiste più...) a mio giudizio definisce una prospettiva culturale ed operativa che è sempre ancora valida.
Oggi le funzioni pubbliche di prevenzione nei luoghi di lavoro esercitate fondamentalmente (ma non esclusivamente) dai Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro ("SPreSAL") si articolano in informazione, assistenza, vigilanza e controllo.
Il tutto è condito da attività di sorveglianza e di epidemiologia oltre che da una serie di altre attività minori.
In realtà, l'art. 20 della 833 definiva un quadro razionale di attività che avevano precisi rapporti funzionali. Non era dato un elenco di attività che dovevano essere svolte dai Servizi pubblici di prevenzione, ma era definito un modello di lavoro finalizzato ad operare per la riduzione dei rischi secondo criteri di priorità.
Il tutto è condito da attività di sorveglianza e di epidemiologia oltre che da una serie di altre attività minori.
Quindi al di là dell'aggiornamento della teminologia, il quadro normativo non è cambiato in modo sostanziale.
E' cambiato invece lo scenario per la drammatica assenza di partecipazione dei lavoratori (la modifica dell'articolo 18 ha dato la mazzata finale a questo aspetto) e per le variazioni del mondo del lavoro, oggi costituito per oltre il 95% da aziende che occupano fino a 5 addetti.In realtà, l'art. 20 della 833 definiva un quadro razionale di attività che avevano precisi rapporti funzionali. Non era dato un elenco di attività che dovevano essere svolte dai Servizi pubblici di prevenzione, ma era definito un modello di lavoro finalizzato ad operare per la riduzione dei rischi secondo criteri di priorità.
- Negli ultimi anni, in particolare dopo il DPCM 17 dicembre 2007 "Esecuzione dell'accordo del 1° agosto 2007, recante: Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro." gli obiettivi ed i sistemi di indicatori costruiti per monitorare e valutare le attività degli SPreSAL hanno costituito un grave fattore di distorsione delle attività di prevenzione per un verso richiedendo numeri senza interrogarsi sulle risorse necessarie per "produrli" e per altro verso astenendosi da ogni domanda riferita alle modalità di conduzione delle attività. Così è successo che la maggior parte degli SPreSAL non ha potuto fare altro che "ingegnerizzare" la produzione dei numeri separando le attività ed eliminandone le sinergie.
- Un'altra criticità è costituita dalle modifiche determinate dalle attività SPreSAL "sugli eventi", cioè dalle modifiche delle funzioni attribuite dalla prassi (dalla prassi, non dalla normativa) per quanto riguarda le ricerca delle responsabilità nel caso di infortuni gravi o di malattie professionali.
- Oggi le attività finalizzate alla ricerca di responsabilità ("Inchieste infortuni" e "Inchieste MP") tendono a monopolizzare quote rilevanti di risorse e conseguentemente governano l'attività degli SPreSAL. In altri termini, gli SPreSAL corrono dietro agli eventi e di fatto rinunciano a definire priorità ed a progettare e programmare delle attività.
Questo
ovviamente non succede dappertutto, ma rischia di diventare la modalità operativa dominante a
causa della grave carenza di risorse (o della mancata ridefinizione delle
funzioni e delle priorità).
Ne deriva anche la necessità di avviare una riflessione su come stia mutando lavigilanza per la sicurezza e la salute sul lavoro.
E nella attuale situazione di carenza di risorse destinate alle attività di prevenzione, occorre anche rendersi conto che se gli SPreSAL non definiscono priorità prevenzionistiche e non progettano e programmano di conseguenza le attività di prevenzione, si determinano almeno 3 gravi aspetti negativi:
- Le attività sono governate dal caso e non dalla programmazione. La "promozione" delle attività prevenzionistiche aziendali (anche mediante prescrizioni) avviene "a caso", indipendentemente da valutazioni di priorità. Per cui i Servizi rischiano di occuparsi anche di problemi di scarsa rilevanza e rinunciando a destinare la maggior parte delle risorse a problemi prioritari.
- Le attività pubbliche sono diseconomiche, in quanto i Servizi pubblici "saltano di palo in frasca";
- Vengono a mancare elementi di equità nelle attività di controllo: le bonifiche sono imposte in un'azienda dove è avvenuto un evento (infortunio grave o malattia) e non in aziende analoghe che non hanno generato eventi gravi.
Quest'ultimo aspetto sommato alla difficoltà per le piccole aziende nel gestire il sistema documentario richiesto per la sicurezza e la salute sul lavoro ed alla "perplessità" che molti datori di lavoro hanno quando constatano la scarsa qualità e pertinenza dei documenti prodotti da consulenti pagati profumatamente, contribuisce anche a generare un crescente discredito per le attività di prevenzione, viste come un inutile balzello burocratico.
La Regione Piemonte ha un nuovo Assessore alla Salute (Antonio Saitta) ed un nuovo Direttore generale (Fulvio Moirano) per l'Assessorato. Molti sono pessimisti e ritengono che nulla cambierà, anzi che la carenza di risorse aggraverà la situazione.
Personalmente sono moderatamente ottimista.
In primo luogo perché molti problemi (non tutti...) sono risolvibili con provvedimenti compatibili con l'attuale situazione.
In secondo luogo, perché ... essere ottimisti è gratis.
In secondo luogo, perché ... essere ottimisti è gratis.
Quindi occorrerà solamente aspettare per vedere quali saranno le scelte politiche della nuova amministrazione regionale.
Carlo Proietti
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