Io non ho capito bene, ma capisco che è il caso di andare. Sono lì con i miei fratelli, grandi, e con mia mamma. "Hanno ammazzato Kennedy!". Mio padre è seduto su una poltrona, un po' alla sinistra, davanti alla porta. Io sono in piedi, davanti alla porta, con mia madre ed i miei fratelli. Uno di loro si sposta e si siede sul divano, alla destra della porta. Non ricordo che quella sera ci siano state immagini. A parte il "lettore del telegiornale". Le immagini sono arrivate dopo e le abbiamo viste tante volte.
Poi - passata "una vita" - ho un' altra immagine, sempre lì, sull'ingresso di quella stanza, a guardare la televisione. Il televisore era cambiato. Aveva il primo ed il secondo canale.

Di nuovo sono tutti sconvolti, come lo erano da alcuni giorni con immagini della contestazione studentesca. "Ma cosa vogliono?", "Non si può andare avanti così", "Dovrebbero pensare a studiare". Tutti sono attoniti. Non c'è tristezza questa volta. ma tutti sono attoniti. Senza parole. Anche in questo caso nessuno riesce a capire.

Così come quei cappelloni che da inizio anni '60 giravano con macchine sgangherate e noi bambini vedevamo quando si trovavano in via Filadelfia. Ci dicevano di stare in guardia da quelli lì. Ma ci incuriosivano. Erano interessanti.
Se c'era da fare il tifo, sapevo bene per chi farlo. Non capivo bene, ma era evidente che c'era chi proponeva un mondo meno grigio, più allegro. Con qualche regola in meno e qualche libertà in più.
Insomma, come sia andata avanti, lo sappiamo tutti.
Il mondo è cambiato. Nessuno si è più comportato come prima, neppure quelli che si sono detti "non sta succedendo niente, le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco"
Carlo
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