Non è che la politica abbia scelto di usare una nobile disciplina scientifica per pratiche contro natura?
Il numero di giugno 2013 de "le Scienze" è in larga parte dedicato alla scienza delle previsioni. A pagina 52 c'è un breve articolo di Paolo Vineis sulla previsione delle malattie. Al di là della piacevole lettura, le recenti vicende connesse all'inceneritore mi hanno fatto notare una breve definizione di epidemiologia.
"L'epidemiologia è un disciplina scientifica che risponde a un curiosità intellettuale, ovvero conoscere le cause delle malattie, ma anche a una finalità pratica, prevenire le malattie, Dato che entro certi limiti è possibile prevedere, allora è anche possibile prevenire. ...."
Semplice, ma efficace.
Non sono un epidemiologo, ma la breve descrizione corrisponde a quanto mi hanno insegnato all'Università.
Conoscere per prevenire.
Oggi, invece, l'uso di strumenti epidemiologici in occasione di valutazioni di impatto sulla salute per "prevedere quanto succederà" sembra avere una finalità opposta.
Serve a "prevedere" le dimensioni degli impatti sulla salute delle grandi opere pubbliche. Dato che l'impatto di ogni singola fonte di inquinamento sembra sempre "piccolo" questi studi senza eccezione servono per dire che l'impatto è piccolo e quindi "Si può fare!"
Quindi si parte da una conoscenza (per esempio le proprietà tossiche di un agente chimico"), si elabora un modello di dispersione nell'ambiente, si mescola con un po' di dati sulla popolazione e si giunge alla stima di impatto (Gli impattologi mi perdonino per la brutalizzazione).
In pratica si fa il percorso opposto. Conoscere per consentire.
Forse sarebbe opportuno riflettere su quanta strada ha fatto la "prevenzione" negli ultimi 35 anni.
Non sarebbe forse più onesto collocare da un'altra parte questi studi? Solo che, prive di aureola, queste predizioni perderebbero la loro funzione sociale.
Carlo
Carlo
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